Un garante per il territorio

Terremoto del 1980: distruzione a Lioni

Lo scorso 23 novembre è ricorso l’anniversario del terremoto in Irpinia e Basilicata del 1980, il terremoto più disastroso in Italia degli ultimi 100 anni. Circa 3000 morti, centinaia di località distrutte, una ricostruzione lenta e difficoltosa, costi per la comunità nazionale di oltre 50.000.000.000 euro di oggi.

Me lo ricordo molto bene quel terremoto: ero uno studente appena iscritto al primo anno di geologia e forse fu allora che decisi di studiare i terremoti. Passai giornate a cercare di capire cosa fosse successo, guardando tutti i telegiornali, leggendo giornali e seguendo i molti seminari e incontri che seguirono a quell’evento.

Ho avuto anche la fortuna che nella mia università insegnassero delle autentiche autorità del settore come Franco Barberi e Paolo Scandone, che guidavano il Progetto Finalizzato Geodinamica (PFG) del CNR seppur fossero poco più che quarantenni (oggi a 40 anni i ricercatori sono considerati “giovani” e sono nella stragrande maggioranza precari). Il PFG era un’iniziativa che coinvolgeva molte decine di ricercatori e che ha prodotto, tra le tante altre cose, la riclassificazione sismica dei comuni italiani che seguì il terremoto del 1980. Qualche anno fa ho già scritto a proposito della lezione dimenticata di quell’evento.

In occasione dell’anniversario del terremoto ogni anno si ripetono i racconti, le testimonianze, ma sicuramente resta in molti il ricordo della rabbia dell’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini al ritorno dalla visita in quei luoghi.

Fu forse allora la prima volta che si cominciò a parlare di fare prevenzione contro gli eventi naturali in un territorio fragile come il nostro, lanciando l’idea del geologo comunale. A quel tempo pensai: in Italia ci sono 8100 comuni, non sarà difficile trovare lavoro come geologo! Mi sbagliavo: a distanza di 37 anni, dopo ogni terremoto o alluvione in Italia, si ripete la stessa idea, senza che niente sia stato fatto in tal senso. Sicuramente ci sono comuni che hanno dei geologi nel proprio organico, ma credo che siano casi isolati, e poi bisognerebbe valutare in quali funzioni siano impiegati.

Ma siamo sicuri che il geologo comunale sia la soluzione? Non fraintendete: in Italia per i geologi c’è tantissimo lavoro da fare e la conoscenza approfondita di una sua porzione, come solo un geologo locale può avere, è fondamentale. Terremoti, vulcani, frane, alluvioni in un territorio fortemente antropizzato e gestito malamente fanno sì che ogni evento naturale diventi una catastrofe. Ma cosa può fare il geologo dipendente pubblico con i pochi fondi delle amministrazioni comunali? Può impedire speculazioni edilizie, per fare un esempio, in aree soggette a inondazione, volute dal sindaco da cui dipendono le proprie possibilità di promozione?

A mio parere servirebbe il geologo che sia un garante del territorio. Quante autorità di garanzia esistono in Italia? C’è il garante per la privacy, per le comunicazioni, per la concorrenza, per l’infanzia e altri ancora. Quando si tratta di garantire diritti importanti si è pensato di istituire autorità indipendenti, con poteri di controllo e di censura molto forti. Non è altrettanto importante il diritto ad avere un territorio gestito correttamente, che non uccida chi vi abita solo per piogge abbondanti? E quindi perché non istituire l’autorità di garanzia del territorio?

Il geologo garante del territorio dovrebbe avere poteri significativi, dovrebbe poter verificare preventivamente i progetti che impattano sull’ambiente che ci circonda, senza poter essere ricattato dal politico locale, dovrebbe poter bloccare quelli ritenuti pericolosi. Dovrebbe diventare un riferimento per i cittadini, al quale poter inviare segnalazioni. Un’autorità che possa anche promuovere e investire in interventi reali di riduzione dei rischi naturali.

Questa la mia proposta. Quasi sicuramente diventerà uno slogan come lo è quello del geologo comunale. Mi rendo conto che servono risorse, ma soprattutto la volontà politica. Da molti studi è però ormai chiaro che gli interventi di riduzione dei rischi sono investimenti sul futuro, sui risparmi che potremmo avere rispetto al risarcimento degli effetti dei prossimi eventi, sul numero di persone che metteremo al sicuro. Non solo, sappiamo anche che interventi di questo tipo possono diventare un volano per l’economia, al contrario delle megaopere. Interventi di riduzione del rischio sismico con fondi pubblici in Garfagnana e Lunigiana realizzati alla fine degli anni ’90 hanno visto i privati aggiungere risorse personali in misura doppia rispetto al finanziamento pubblico. Ne ho parlato qui.

Come geologo e come cittadino non mi voglio rassegnare alla fatalità. Ogni singola vittima di un evento naturale ce lo chiede.

 

P.S.: Recentemente il Comune dell’Aquila ha pensato bene che contro i terremoti la soluzione fosse assumere un sismologo comunale, che, secondo quanto si apprende dai giornali, dovrebbe dare informazioni sull’evoluzione delle sequenze sismiche, non si capisce bene con quali strumenti di conoscenza e di interpretazione a sua disposizione. Spero che abbiano almeno assunto prima il geologo comunale.

@CarloMeletti

2 comments

  1. Per ambiente protezione civile i politici scelgono i ingegneri e architetti. A scuola pochi i posti per geologi. Tantissimi i laureati bravi e disoccupati specialmente al sud.

    1. Mi scuso se rispondo solo ora al suo commento, ma riceviamo centinaia di messaggi spam ogni giorno che nascondono i commenti reali.
      E’ vero, i geologi sono poco considerati, forse perchè non sono capaci di fare lobby come altre categorie professionali.

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