Adattamento e riduzione del rischio disastri, nuovo rapporto EEA

Questo è il mio primo articolo e desidero presentare un recente rapporto europeo sui temi dell’adattamento ai cambiamenti climatici e la riduzione del rischio di disastri che è il frutto del mio lavoro e di quello di tanti altri scienziati europei. Il rapporto è intitolato “Climate change adaptation and disaster risk reduction in Europe – enhancing coherence of the knowledge base, policies and practices” ed è stato pubblicato in ottobre di quest’anno dall’Agenzia europea dell’ambiente (European Environment Agency – EEA) in cui lavoro da alcuni anni come Esperto Nazionale Distaccato.

Il rapporto affronta due temi vicini, ma ancora lontani per certi aspetti: l’adattamento ai cambiamenti climatici e la riduzione del rischio dei disastri. Entrambi sono interdisciplinari e intersettoriali e forniscono una gamma di approcci complementari per gestire i rischi al fine di rendere le società resilienti alle calamità naturali. Però presentano alcune importanti differenze: l’adattamento si concentra principalmente sulle calamità naturali di tipo idro-meteo-climatico (ad esempio le ondate di calore, le siccità, le inondazioni, gli incendi boschivi) ed in particolare su come in futuro cambieranno i rischi e quale sarà l’incertezza coinvolta (fa questo mediante l’uso di proiezioni climatiche eseguite con modelli). Invece la riduzione del rischio di disastri affronta i rischi attuali di tutte le calamità naturali, includendo quindi anche i terremoti e le eruzioni vulcaniche, e ancora si basa principalmente sulla statistica degli eventi passati senza fare uso di proiezioni. Però entrambi questi approcci devono affrontare problematiche simili come la base cognitiva ancora incerta in certi aspetti, il coinvolgimento di tanti attori diversi e le risorse umane e finanziarie limitate.

Quindi rafforzare l’integrazione tra il settore dell’adattamento ai cambiamenti climatici e il settore di riduzione del rischio di disastri è più importante che mai, alla luce dei recenti, devastanti eventi estremi che hanno colpito l’Europa e altre aree del mondo. In particolare il rapporto fornisce una valutazione delle pratiche attuali e lo stato delle conoscenze tecniche e gli strumenti innovativi che le autorità nazionali, regionali e locali in Europa stanno mettendo in campo per affrontare gli impatti dei rischi legati agli eventi estremi atmosferici e climatici.

Il rapporto illustra le dieci calamità naturali di origine idro-meteo-climatica di maggior rilievo in Europa: ondate di calore, piogge torrenziali, inondazioni, tempeste di vento, frane, siccità, incendi boschivi, valanghe, grandinate e mareggiate. Inoltre il rapporto mostra gli impatti che queste calamità provocano sulla salute umana, l’economia e gli ecosistemi.

Le perdite economiche complessive documentate che sono state generate nel periodo 1980-2016 da eventi idro-meteo-climatici estremi nei 33 Stati membri dell’EIONET (European Environment Information and Observation network), il network coordinato dall’EEA, hanno superato i 450 miliardi di euro. La quota maggiore delle perdite economiche è stata causata dalle inondazioni, seguite dalle tempeste, dalla siccità e dalle ondate di calore. La copertura assicurativa complessiva di questi pericoli ammonta solo a circa il 35%. Un’ampia quota delle perdite totali è stata causata da un numero limitato di eventi. Per quanto concerne le conseguenze sulla salute umana, le ondate di calore sono i fenomeni più letali, soprattutto per categorie vulnerabili della popolazione, come gli anziani.

Il rapporto analizza anche diciotto casi studio in Europa in cui l’adattamento climatico è integrato con la riduzione del rischio di disastri. Tra i casi studio, tre sono in Italia:

  1. il Dipartimento della Protezione Civile, riconosciuto come un sistema con una governance efficace, con una chiara linea di comando e controllo anche a livello operativo;
  2. la Struttura di missione contro il dissesto Idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche (Italia Sicura) identificata come un organo di efficace gestione dei fondi al fine di ridurre il rischio idro-geologico in Italia;
  3. il recente Portale Allerta Meteo Emilia Romagna come un esempio da replicare di portale web regionale efficace nel fornire allerte in tempo reale agli amministratori locali e cittadini.

Sei approcci sono individuati come “buone pratiche”:

  1. lo sviluppo di una pianificazione a lungo termine come nel programma Delta in Olanda;
  2. strumenti assicurativi adeguati che possano contribuire a rafforzare la resilienza, creando incentivi per la prevenzione dei rischi e contribuendo a sensibilizzare i cittadini in merito ai rischi climatici come avviene in Spagna, Francia e Regno Unito;
  3. un’efficace governance a livello locale del rischio climatico come in Svizzera;
  4. le valutazioni nazionali del rischio come strumenti per integrare l’adattamento climatico con la gestione del rischio di disastri;
  5. le reti tra città, che hanno l’importante ruolo di rafforzare a livello locale le capacità di azione sia sul fronte della riduzione dei rischi di disastri sia su quello dell’adattamento climatico;
  6. il finanziamento delle “nature based solutions” (soluzioni di tipo naturalistico) come un approccio efficace per adattarsi ai cambiamenti climatici e per ridurre il rischio di disastri.

Per rafforzare ulteriormente l’integrazione di questi due settori è importante:

  • integrare meglio le strategie e i piani nazionali di adattamento ai cambiamenti climatici già esistenti con le strategie e i piani di riduzione del rischio di disastri;
  • allineare meglio i servizi climatici, che forniscono dati e proiezioni in merito al clima (come Copernicus), con le conoscenze relative alla prevenzione del rischio di disastri;
  • acquisire più dati in merito ai costi economici dei rischi idro-meteo-climatici;
  • rafforzare le piattaforme web nazionali di dati e le piattaforme di coordinamento tra soggetti interessati al fine di contribuire in maniera più efficace alla comunicazione e la condivisione di informazioni riguardo l’integrazione di questi due settori;
  • rendere ancora di più facile accesso e utilizzo i fondi europei per soluzioni di tipo naturalistico.

@scastellari61

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