Aprire i piani di emergenza, mappare il rischio, attivare i cittadini

Nelle scorse settimane, proprio mentre nel nostro Paese si ‘celebrava’ il primo anniversario del terremoto in centro Italia, gli Stati Uniti hanno dovuto affrontare il passaggio di ben due uragani di proporzioni mai registrate fino ad oggi. In tv abbiamo visto come le istituzioni abbiano cercato di preparare la popolazione ad affrontare l’emergenza: organizzazione di rifugi e scorte di beni di prima necessità, messa in sicurezza di case e edifici pubblici, evacuazioni di massa nelle aree più a rischio. Quel che non abbiamo visto e di cui nessun media mainstream ha parlato, almeno in Italia, è come venivano raccolte e veicolate le informazioni e i bisogni dei cittadini e in che modo la società civile abbia contribuito ad organizzare la risposta all’emergenza.

Come TerremotoCentroItalia abbiamo seguito da vicino l’emergenza uragano, entrando in contatto con un gruppo di attivisti che prima con l’uragano Harvey e poi con Irma si sono messi al lavoro per raccogliere e diffondere informazioni utili attraverso due piattaforme digitali: http://harveyneeds.org e https://www.irmaresponse.org.

Si tratta di due piattaforme che, pur pensate e gestite da attivisti e organizzazioni non profit, operano in stretta sinergia con i governi locali, anzi nel caso Irmaresponse.org il governo della città di Miami ha collaborato al progetto con alcuni suoi rappresentanti, verificando le informazioni e aggiornandole direttamente tramite la piattaforma.

Grazie a form online e mappe interattive cittadini, associazioni e istituzioni potevano chiedere e offrire aiuto, dare e ricevere informazioni utili, in particolare rispetto alla disponibilità di volontari, rifugi, cibo, beni di prima necessità, assistenza di ogni tipo. Non solo. Sulla piattaforma Harveyneeds.org sono disponibili una grande quantità di risorse e informazioni utili, ad esempio su come costruire un rifugio anti-uragano o prepararsi all’emergenza in presenza di persone con disabilità, bambini o animali; come organizzare un piano di evacuazione familiare o predisporre la propria abitazione in modo da ridurre i danni; chi contattare in base alle varie necessità o cosa fare prima, durante e dopo il passaggio dell’uragano.

Grande attenzione è riservata al tema dell’informazione e della comunicazione al cittadino: in entrambe le piattaforme si sottolinea come sia importante essere sempre informati sull’evolversi della situazione e poter accedere ai canali di comunicazione per segnalare o ricevere informazioni. Addirittura si consiglia un “piano di comunicazione familiare” e si suggerisce l’uso dei social media per tenere i contatti con amici, familiari e con chi si occupa di gestire l’emergenza. Di questi ultimi si forniscono indicazioni di tutti i canali di comunicazione: innanzitutto siti web e profili social, oltre naturalmente a numeri di telefono.

Se guardiamo al nostro Paese e a come viene gestita la comunicazione del rischio e in emergenza, tutto questo appare molto lontano, quasi impensabile. Con TerremotoCentroItalia abbiamo provato a realizzare un sistema per alcuni versi simile a quello delle due piattaforme americane: attraverso una form online è possibile segnalare varie tipologie di informazioni e bisogni che vengono verificati, diffusi (sito, Facebook, Messanger, Twitter, Instagram, Telegram, Flickr) e gestiti cercando di facilitare l’incontro tra domanda e offerta di aiuto. Tutto il sistema è sviluppato, organizzato e gestito da un gruppo di volontari con varie competenze e disponibilità.

Fin dai primi giorni successivi al sisma del 24 agosto la risposta da parte dei cittadini è stata straordinaria. Qui ne diamo un piccolo resoconto. Centinaia di persone e associazioni hanno usato la nostra piattaforma e i nostri canali di comunicazione per scambiarsi informazioni utili, chiedere e offrire aiuti di ogni tipo: alloggi, stalle, raccolte fondi, acquisti solidali e poi servizi, beni e materiali vari (alimenti, mangime per animali, indumenti, stufette, elettrodomestici, attrezzature da lavoro, mezzi di trasporto, roulotte, container).

Tuttavia quella che ci è mancata è stata la risposta delle istituzioni, nonostante abbiamo pensato subito a metterci a disposizione di enti locali e di quanti operavano nel soccorso e nella gestione post sisma. Ci siamo mossi a più riprese per cercare di coinvolgere Protezione civile, Vigili del fuoco, Comuni del cratere, Regioni e associazioni di categoria. Qualche risposta c’è stata, ad esempio da parte di alcuni piccoli Comuni che hanno usato il nostro sistema informativo per trovare beni di prima necessità, sollecitare l’arrivo di aiuti, risolvere problemi di viabilità o di comunicazione, diffondere informazioni utili alla popolazione. A gennaio, durante la doppia emergenza terremoto-neve, la Provincia di Teramo ha usato la nostra piattaforma per raccogliere le segnalazioni dei cittadini. Dunque qualcosa si è mosso ma non abbastanza.

Da tempo si discute della necessità di rendere più efficace la comunicazione in emergenza, di migliorare l’informazione al cittadino e la sua partecipazione attiva alla costruzione di una più consapevole cultura del rischio. Si fanno tavoli e gruppi di lavoro, si organizzano convegni, si scrivono articoli, ma l’impressione è che ogni volta si riparta da zero. Grande è la paura di sperimentare, innovare e soprattutto coinvolgere davvero i cittadini e quell’attivismo civico che c’è, si mobilita e mette a disposizione competenze e tempo.

Un attivismo che, soprattutto in occasione di un’emergenza, può rappresentare non una minaccia o un intralcio ma una risorsa formidabile a cui anche le istituzioni e i governi locali, mai come nel caso della gestione (e prevenzione) di un’emergenza, possono e, secondo noi, devono fare riferimento. L’esperienza delle recentissime emergenze metereologiche negli Stati Uniti, se ancora qualcuno ne nutrisse, ha fugato ogni dubbio su questo punto.

Come TerremotoCentroItalia abbiamo sempre detto che il nostro progetto di civic hacking non si vuole in alcun modo sostituire alle istituzioni o a chi è deputato a gestire l’emergenza. Il nostro scopo è quello di offrire, attraverso le tecnologie digitali, un sistema capace di raccogliere, organizzare e veicolare informazioni di pubblica utilità e, allo stesso tempo, facilitare la partecipazione attiva dei cittadini, di quanti vogliono rendersi utili, offrendo tempo, competenze, idee, risorse.

Un sistema informativo accessibile, efficace e aperto. Sì, perché noi crediamo che se le informazioni non sono fruibili e riusabili non producono davvero conoscenza, consapevolezza, partecipazione. Tutti i dati di TerremotoCentroItalia sono aperti e disponibili, come sono aperti e disponibili quelli del progetto Harveyneeds. Tutto il nostro lavoro, le oltre 3mila segnalazioni che abbiamo ricevuto e gestito in questo lungo anno sono tracciate e accessibili e chiunque può contribuire allo sviluppo del progetto.

Se guardiamo, invece, alle nostre amministrazioni pubbliche, ai Comuni, alla Protezione civile, quanto sono aperti e riusabili i dati della loro attività, le informazioni che raccolgono e producono? Poco, pochissimo, quasi zero. Addirittura, non solo i dati prodotti dalla gran parte degli enti pubblici non sono aperti, ma in molti casi non sono proprio disponibili e dunque come può un cittadino informarsi, capire, monitorare, partecipare? Se questa è l’analisi che tracciamo oggi, dal nostro angolo di osservazione e confrontandoci con chi l’emergenza è chiamato a gestirla, a diversi livelli e per ruolo istituzionale, resta pur sempre da dire qualcosa di propositivo. Questo è lo spirito che ci anima.

Prepararsi all’emergenza “in tempo di pace”. Tanto possiamo e vogliamo fare da subito. Lanciamo quindi una proposta alle amministrazioni comunali, il livello istituzionale più vicino ai cittadini prima, durante e dopo un’emergenza: siamo a vostra disposizione per ‘aprire’ i vostri piani di emergenza, per impostare piattaforme, per mappare i fattori di rischio idrogeologico e antropico sul territorio. Abbiamo capito tutti che se non facciamo questo, e non lo facciamo ‘con’ i cittadini, la resilienza dei nostri borghi e delle nostre città è destinata al fallimento. Usateci!

Foto Action Aid (Amatrice, settembre 2016). Tutte le foto della community di TerremotoCentroItalia sono disponibili su Flickr.

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