La giustizia, un fantasma vecchio di 35 anni si aggira ancora per le strade di Bophal.
Bophal è una città indiana che si è trasformato in un polo industriale e poi, nel teatro di uno dei peggiori disastri industriali della storia.
1984, l’anno che ha visto la presentazione del primo Macintosh di Apple. Io avevo tre anni, ne avrei compiuti quattro tre giorni dopo il 3 dicembre.
Ricordiamo una storia lontana rispetto a noi in Europa, che pochi anni prima avevamo vissuto il disastro dell’ICMESA di Seveso e due anni dopo ci saremmo dovuti confrontare con Chernobyl.
Torniamo in India, nello stabilimento della Union Carbide Corporation (UCC). Siamo negli anni della rivoluzione verde, gli anni dello sforzo indiano verso l’autosufficienza nel campo agricolo. In questo contesto, nel 1969, aprì i battenti la fabbrica chimica statunitense per produrre pesticidi e antiparassitari basati su un gas altamente tossico, isocianato di metile.
L’investimento non si rivelò un successo, tanto che la fabbrica chiuse alla fine di ottobre 1984. Esiste un però: nell’impianto erano ancora presenti oltre 60 tonnellate di isocianato di metile ma i sistemi di sicurezza non erano più mantenuti con la necessaria cura.
Epilogo tragico di una storia triste: a mezzanotte e cinque del 3 dicembre 1984, 40 tonnellate di isocianato di metile furono sprigionati dall’impianto e una nube altamente urticante investì la città e le aree limitrofe.
Abbiamo solo stime di varie fonti rispetto al numero di vittime: circa 5.000 persone morirono immediatamente, mentre nei mesi e anni successivi circa un milione di persone sono morte o hanno riportato gravi danni alla salute, tra le quali includere le malattie croniche, le malformazioni e le malattie congenite che hanno colpito le generazioni successive di nascituri, testimoni odierni dell’orrore di quella notte.
In questo scenario, la giustizia latita e i gravissimi danni ai terreni, alle falde acquifere e all’aria che respirano le persone permangono.
Per approfondire, consiglio la lettura di Mezzanotte e cinque a Bophal, scritto a quattro mani da Dominique Lapierre e Javier Moro, edito in Italia da Monadori (2004).