Like a Rolling Stones. Un grande evento (e vi spiego perché)

Un “click” della platea dei Rolling Stones – Mura di Lucca

Di Jagger, Richards e compagni è stato detto (e scritto) tutto. L’aereo con la lingua rossa che arriva e riparte dall’aeroporto di Pisa, la visita a Firenze con tanto di gelato su Ponte Vecchio in compagnia di Theresa May, Mick che sul palco di Lucca parla quasi sempre in italiano e Keith che invece dice «alla faccia di chi ci vuole male» prima di attaccare con la chitarra un brano del ’72 (Happy). Si è detto (e scritto) dell’energia che hanno trasmesso nonostante tutto, dell’ultimo tour che resterà tale fino alla prossima volta, delle stonature e di certe note grezze che però «chi se ne frega, perché loro sono i miti del rock». Si è detto (e scritto) dei 55 mila presenti, della bellezza della scenografia naturale offerta dalle mura rinascimentali, ma anche delle polemiche di chi ha visto il concerto così e così, anzi male, anzi malissimo. Ma poco si è detto di quei 342 volontari che in quelle quarantottore incandescenti hanno contribuito a trasformare un grande evento in un evento grande.

I Rolling Stones a Lucca. Apriti cielo. L’entusiasmo iniziale ha contagiato la città e i fan di mezzo mondo. Poi, in Toscana, ecco affacciarsi i primi accenni d’insofferenza. Una sorta di polemica embrionale – e per certi soggetti perfino congenita – che metteva sul piatto l’organizzazione, l’incapacità di accogliere così tanta gente in un posto così piccolo, i denari che avrebbe guadagnato il promoter sulle spalle di passivi e inermi cittadini. E poi i lampioni, il pratino, le strade chiuse. E invece è stata una festa. Per tutti. L’organizzazione? Hai funzionato. «Alla faccia di chi ci vuole male», come direbbe ancora una volta Keith Richards.

Il giovane assessore lucchese Francesco Raspini – che ha tra le sue deleghe anche la protezione civile e la sicurezza – in un post a caldo ha sintetizzato così il lungo lavoro svolto per questa storica serata.

«Sì, i volontari sono stati coordinati dal Comune. Com’è giusto che sia» mi spiega Raspini. «Il loro impiego? Fuori dall’area dello spettacolo. Almeno per quel che riguarda l’assistenza alla popolazione nelle fasi di afflusso e deflusso. Il sanitario, ovviamente, fa eccezione. Quel tipo di volontariato ha funzioni particolari e si trovava anche all’interno».

Un “click” di Daouda Ndoye – Croce Rossa Lucca

I volontari che si sono alternati nei turni, dal venerdì alla domenica, sono stati complessivamente 342. C’era la Croce Rossa, certo. Ma anche Croce Verde, Misericordie e altre associazioni. Solo la Pubblica assistenza lucchese ha messo in campo cinque ambulanze, tre squadre a piedi con defibrillatore e un ospedale da campo. Mentre le Misericordie, al di là dei tanti volontari coinvolti, si è occupata dell’allestimento di un posto medico avanzato. Alla fine il bilancio è più che positivo. Nonostante l’unico ferito caduto da un albero e trasportato in codice rosso all’ospedale San Luca (una scena ripresa e pubblicata su YouTube da uno spettatore), sul piano sanitario ci sono stati una sessantina d’interventi per casi minori (come malori o svenimenti). Qualcuno sostiene che poteva andare peggio. Chissà.

Una cosa è certa: i volontari sono stati di grande aiuto. Di questo è convinto anche Francesco Raspini. «Direi di più: sono stati fondamentali. Senza di loro non sapremmo come fare», dice l’assessore pensando anche al contributo che il volontariato di protezione civile offre durante Lucca Comics and Games (solo un anno fa, in occasione della cinquantesima edizione, i biglietti venuti furono più di 271 mila).

Già, come si potrebbe fare senza i volontari? Solo ora, a distanza di un paio di settimane dall’unica data italiana dei Rolling Stones (e la prima in Toscana della loro lunga, lunghissima carriera), vengo a sapere ufficialmente che il concerto è stato considerato a tutti gli effetti un “grande evento”. Quindi per i volontari ci saranno tutti i benefici che la legge prevede.

Ma è giusto che il volontariato di protezione civile sia chiamato in causa anche quando ci sono concerti, manifestazioni o eventi straordinari (come i Rolling Stones a Lucca o come ad esempio la recente visita del Dalai Lama a Pisa)?

Probabilmente no. Ma se a prima vista pare una forzatura spingersi oltre l’emergenza per dedicarsi ad appuntamenti sociali o culturali che richiamano grandi folle, è anche vero che questo volontariato – come sostiene anche l’amico Carlo Meletti – è forse l’unica forza capace di gestire situazioni complesse. Anche in tempo di pace. Qua c’è professionalità, passione, competenza. E soprattutto c’è una straordinaria energia umana.

La considerazione più ricorrente è questa: se un evento è organizzato da privati, che siano loro a frugarsi nelle tasche per pagare la security. Ebbene, al di là dell’insofferenza che provo di fronte a certi anglofonismi ruffiani e spesso trascurabili, pare che questa sia una delle motivazioni che a volte le Regioni utilizzano per negare il riconoscimento del “grande evento” a eventi grandi. «Ma forse sfugge la differenza tra l’area di spettacolo, da una parte, e l’infrastruttura pubblica, dall’altra» tiene a precisare Raspini. «I privati intervengono, si organizzano. Ma questo avviene nel luogo dell’evento. La gestione di una città che si prepara ad accogliere decine di migliaia di persone per un concerto, com’è avvenuto a Lucca per i Rolling Stones, è assai più complessa. Gestire i flussi alla stazione ferroviaria o ad esempio lungo l’attraversamento delle passerelle sarebbe stato impossibile con le sole risorse comunali. Anche la Questura, in questi casi, tiene conto del contributo indispensabile dei volontari. Ci conta…».

Un altro “click” di Daouda Ndoye – Croce Rossa Lucca

Ora si potrebbe discutere sulla prassi che diventa regola, sulla delega delle funzioni, sull’identità e sulle opportunità. Ma finché non ci saranno alternative strutturate – e soprattutto risorse fresche – alle amministrazione pubbliche non resterà che una scelta: continuare ad appellarsi al volontariato. Che, piaccia o no, nella maggior parte dei casi è felice (e fiero) di prestare servizio a eventi grandi. Anche se non sono riconosciuti come “grandi eventi”.

@gitesta

2 comments

  1. Visto l’importanza delle associazioni di volontariato di P. Civile che hanno in questi grossi eventi, come giustamente afferma Raspini, io mi domando perché vengono tagliati i contributi alle associazioni di P.Civile che hanno convenzioni con i Comuni, visto che siamo così importanti durante i grossi eventi, a mio avviso dovrebbero incrementare il contributo perché l’associazione possa mantenersi, e essere sempre operativa con i propri mezzi …durante le calamità…..

  2. Ringrazio l’Assessore Raspini per le belle parole ma le risorse necessarie per la gestione di un evento ad alto impatto locale se organizzato da privati il costo degli uomini e mezzi è a carico del organizzine e quindi secondo la direttiva Gabrielli anche le organizzazioni di volontariato impegnate non possono accedere a rimborso pubblici questo varrà anche per i Comix . Quindi il Sindaco come prima Autorità di protezione civile del proprio Comune deve imporsi e non solo dire si alle organizzazioni di eventi

    Saluti Giovanni

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *