Alzi la mano chi non ha una app per il meteo installata sul proprio smartphone. Non è difficile immaginare la risposta: nessuno. Semmai esiste il problema contrario. Ovvero: qual è la app più affidabile? Sull’attendibilità esistono diverse scuole di pensiero. C’è chi sarebbe capace di argomentare la propria fedeltà a un certo servizio anziché a un altro con dovizia di particolari, elencando felici (o infauste) esperienze personali, approfondite analisi tecniche, sofisticati e incomprensibili richiami alle scienze atmosferiche. Insomma, la meteorologia appassiona tutti. Ma con le previsioni non si scherza. Eppure c’è chi è conquistato un’improvvisa e inaspettata popolarità solo per aver raccontato in video il bollettino meteo della sua città. Lui si chiama Carden Corts e ha solo sei anni.
Scarduffato, occhi furbi e una giacca un po’ più grande della sua misura che lascia intravedere la maglietta con un bulldog stampato sopra. È la mascotte della sua scuola elementare. Ed è proprio la scuola ad avergli dato il compito di raccontare le previsioni della sua Nashville, capitale del Tennessee.
A ogni bambino è toccato un giorno di marzo. E lui, fortunato che non è altro, ha avuto in sorte il 21. Così, con l’aiuto di suo padre (che lavora in uno studio di design), ha dato il benvenuto alla primavera con una narrazione diventata virale in poche ore. Anche al di qua dell’oceano. Il video, postato su YouTube, è stato ripreso dall’Italia, certo. Ma anche da Francia, Germania, Inghilterra. Oggi tutti conoscono Carden Corts e i suoi occhietti furbi.
Forse è un caso che questa esplosione di temporanea e individuale celebrità si sovrapponga alla Giornata mondiale della meteorologia. O forse no. Quello che Carden e suo padre Charlie hanno realizzato in pochi minuti è un prodotto ben confezionato. Divertente, ironico, fresco, a tratti spudorato. Un gioco tra padre e figlio che avrà fatto ottenere un ottimo voto al piccolo Carden (di questo ne siamo sicuri) e che innegabilmente è riuscito a raggiungere (involontariamente) un obiettivo per cui tanti combattono senza mai neppure intravedere il miraggio del successo: la viralità di un messaggio.
Alla fine vediamo il piccolo Carden alle prese con un uragano, con una tempesta di neve, con un tornado. E tra un ballo sulla spiaggia e una finta sponsorizzazione (quella degli intramontabili Pokémon, che non sembrano accusare il trascorrere degli anni), alla fine il bimbo ci racconta davvero il tempo che fa.
Ora quasi un milioni di persone conosce le temperature minime e massime di Nashville, in Tennessee. A cosa serve tutto questo? A niente, probabilmente. Questo bimbo così simpatico ci ha forse regalato un minuto e mezzo di tenero divertimento, ma quella del meteo di Nashville non è per noi un’informazione utile.
Se però utilizzassimo linguaggi altrettanto efficaci per promuovere una maggiore consapevolezza sul tempo e sul clima, sulla differenza tra previsioni e tendenze, sull’auto-protezione, sui cambiamenti climatici, sul riconoscimento delle fonti certificate e sull’importanza della terminologia (basti pensare alle differenze lessicali tra “tempo” e “clima”), be’, allora questo vorrebbe dire che Carden Corts e suo padre ci hanno davvero insegnato qualcosa.