Un Artista da scoprire e conoscere

«Intanto continuo a lavorare su nuove creazioni, ripercorrendo con la terracotta la mia storia, uguale a quella di tanti altri rifugiati». Voglio iniziare questo blog con le parole che mi ha detto Fasasi Abeedeen, un artista nigeriano, oggi rifugiato in Italia. Perché?

Quando pensavo, qualche tempo fa, ai temi di cui avrei voluto parlare qui, non riuscivo a fermarmi su uno solo. Allora ho spostato l’attenzione su un elemento che avrebbe potuti unirli tutti (o quasi), ed ecco il titolo “Le cose semplici”. Sono convinta che scegliere diversi angoli di visuale sulle storie complesse, non rendere ogni parola in “tecnichese” possa aiutarci a capirci di più e meglio.

Fasasi, quando l’ho incontrato a Roma, alla Fondazione Centro Studi Emigrazione dove stava esponendo le sue prime opere realizzate in Italia, mi è parso la personificazione di questa capacità di rendere semplici le storie, i lavori, i rapporti.
Fasasi è stato costretto a scappare dalla Nigeria: durante il periodo militare ha visto persone armate rubare schede elettorali e ha denunciato tutto alla polizia. Da quel momento la sua vita è stata in pericolo. Una vita inimmaginabile per me, ma resa più comprensibile attraverso le sue sculture in terracotta e i suoi essenziali racconti.

Ricordi di quando, in Nigeria, si è iscritto al Politechnical Ibadon dove ha studiato Arte e Beni Culturali, scegliendo tra cinque possibili indirizzi la scultura. «Eravamo in tre in classe, ma l’ho scelta perché ha le tre dimensioni, posso girarci intorno quanto voglio». Ricordi del suo primo progetto del 2010, una fontana per il palazzo del re, e della sua prima realizzazione, nel 2013, di cui conserva orgoglioso alcune fotografie: una statua in cemento di un tradizionale arciere a cavallo.

Ma anche ricordi più recenti, della fuga, del deserto, del mare, dell’accoglienza a Roma, nel progetto Sprar “Casa Benvenuto” dell’Associazione InMigrazione. Del percorso di inserimento che sta compiendo ora con Casa Scalabrini, del progetto RifugiArte, del sostegno della scultrice Lu Tiberi, della pittrice Lena Salvatori e di Luca Paolelli, ceramista, che mette a disposizione di Fasasi il proprio forno per cuocere le opere su cui sta continuando a lavorare.

Il primo “ciclo” lo ha intitolato «L’approdo: dopo tanti pericoli l’arrivo in un porto sicuro». Ha regalato una scultura a Papa Francesco e una al Capo della Polizia, Franco Gabrielli, mentre parte delle restanti è stata venduta per auto-sostenersi. «Credo che le prossime opere saranno pronte a gennaio» dice. Nell’attesa, per tutti, la sua semplicità quotidiana è sui social, sulla sua pagina Facebook @FasasiScultore e sul suo blog .

@francimaf

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *