Lo scorso fine settimana, girovagando tra la meraviglia di Tempo di Libri a Milano, mi sono fermata alla presentazione de “La congiura dei Somari. Perché la scienza non può essere democratica”. L’autore, lo avrete letto o sentito, è Roberto Burioni, medico, professore di microbiologia e virologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e l’argomento principale è quello dei vaccini.
Pur essendo figlia di una pediatra (argomento, quindi, caldo e caro anche a me) non è su questo che vorrei scrivere qui.
Parto da un passaggio all’inizio del libro. “Nessuno di noi conosce tutto (…) Questo precetto basilare – e per me decisamente scontato – su internet non è applicato: ci sono elettricisti che parlano di terremoti, geologi che parlano di prese elettriche, pasticceri che parlano di terapia dei tumori…”.
La questione, credo, non risieda tanto nel parlare dei diversi temi (perché di cosa sono i terremoti, delle costruzioni che l’uomo ha fatto negli anni, della rispondenza alle normative antisismiche bisognerebbe parlarne, e molto). No, la questione credo sia di parlarne con competenza. O, almeno, riuscire a indicare a chi è seriamente interessato a capire cosa è vero e cosa è falso quali sono le fonti autorevoli e quali le sparate da “bar sport”.
Neppure a farlo apposta, proprio la scorsa settimana è stato pubblicato su Science uno studio del Massachusetts Institute of Technology con il titolo The spread of true and false news online. Le bugie si diffondono più velocemente delle notizie vere e, in media, raggiungono molti più account, sintetizzano i ricercatori che per arrivare a questa conclusione hanno osservato le modalità di diffusione delle notizie su Twitter dal 2006 al 2017 (circa 126mila notizie diffuse da circa 3 milioni di persone). Perché? Una delle cause, scrivono, risiederebbe nella percezione di novità che si trova nelle notizie false e nella loro capacità di alimentare reazioni emotive più forti.
Comunicare è difficile, lo sappiamo bene. Così come sappiamo bene che ogni decisione, ogni scelta, ogni comportamento – che può incidere profondamente sulla vita di ognuno – si basa sulle informazioni che vengono date e ricevute. Informare correttamente, con la giusta tempestività, è un dovere. Che sia una istituzione pubblica o una azienda privata che si dice responsabile.
Catturare l’attenzione sulle notizie vere, e smentire quelle false, abbiamo capito che è ancora più complicato. La recente vicenda della cosiddetta “allerta rossa non ufficiale” in Liguria è un ulteriore monito. Ma, forse, si riuscirà a fare un po’ meno fatica se chi è serio e responsabile lavorerà e comunicherà sempre di più come Rete.
#PASocial è anche un po’ questo: la volontà di fare squadra per comunicare in modo puntuale, corretto, semplice e utile a tutti i cittadini. Il prossimo 6 giugno sarà #PASocial Day: in contemporanea in tutta Italia ci saranno eventi, confronti, racconti perché tutti gli strumenti della comunicazione digitale siano realmente al servizio delle notizie vere e, quindi, utili per i cittadini. Per l’evento in Lombardia che stiamo organizzando sarebbe bello ricevere suggerimenti per idee, progetti, buone pratiche da raccontare.