Il primo tweet della Protezione civile

Le innovazioni le intravedi nel tempo. Qualcosa parte o nasce o viene prodotto e dopo un po’ di tempo gli effetti sono tangibili, allora cerchi di informarti e capire cos’è e poi tutti se ne accorgono e si migliora tutti un po’. Per una volta invece un’innovazione è apparsa in un giorno, in un’ora precisa. Si tratta, smontando l’enfasi, della “discesa in campo” nel mondo dei social network del Dipartimento della Protezione civile. In particolare su Twitter e Facebook. Lavoro curato dall’Ufficio stampa dello stesso Dipartimento in collaborazione con il servizio comunicazione.

Perché come ormai tantissimi sanno, il Dipartimento non è solo un ufficio di governo, seppur di notevoli dimensioni (circa 700 dipendenti) e importanza in quanto istituzione nazionale. L’attività del Dipartimento, la sua natura, è quella del coordinamento in emergenza.

Tanti hanno salutato questa decisione (attesa da tanto tempo) con entusiasmo giusto e motivato. Tutti seguiremo con attenzione gli sviluppi dell’attività su Twitter e Facebook del Dipartimento. Una comunicazione istituzionale e intrinsecamente “di servizio” seguendo la scia dell’utilissima campagna “Io non rischio”, fiore all’occhiello della comunicazione del DPC degli ultimi anni, intervallata da grandi emergenze come il terremoto dell’Emilia, il naufragio e poi il recupero della nave Costa Concordia e il terremoto del centro Italia, in cui, soprattutto nel caso della gestione del caso Isola del Giglio, si è assistito ad una comunicazione capillare ed efficace nel campo dei media tradizionali.

L’analisi della comunicazione delle emergenze nazionali recenti ci aiuta a giungere al punto: si potrà capire l’effetto della presenza sui social del Dipartimento della Protezione civile soprattutto durante una grande emergenza. In emergenza cioè, si capirà se il percorso #SocialProCiv di cui abbiamo parlato diverse volte su questo blog, sia stato utile e vantaggioso.

Cerchiamo di capire meglio gli intenti di chi sta portando avanti questo progetto partendo da una dichiarazione contenuta nella “bio” dell’account di Twitter: “Canale ufficiale del Dipartimento della Protezione Civile, non è un canale per richieste di soccorso”. A questa dichiarazione fa seguito l’hashtag #SocialProCiv e il link alle policy scelte dal Dipartimento per “condurre” la comunicazione dei suoi account.

Un punto di partenza efficace e chiaro seppur appaia “temporaneo”. Si tracciano cioè dei “paletti” chiari, dichiarando con grande onestà il tipo di attenzione e di frequenza delle risposte che i funzionari del DPC potranno dedicare agli account, facendo anche riferimento ai primi minuti dal verificarsi di una grande emergenza. E per ora si dichiara come quell’account non sia da prendere in considerazione per richieste di aiuto e di soccorso demandate ai numeri di emergenza ben conosciuti dai cittadini. Seguono poi le policy scaturite dal tavolo #SocialProCiv che facevano riferimento anche alle attività social delle prime ore da un’emergenza in maniera chiara e dettagliata.

Si può dire quindi che si è dato il via ad un lavoro che dovrà per forza di cose svilupparsi e trovare nell’attività “sul campo” una sua declinazione ancor più chiara e dettagliata. Le prossime sfide emergenziali che purtroppo il nostro territorio così bello ma così fragile ci fornirà serviranno a testare e sempre più incanalare un lavoro per ora solo avviato. Un profilo quello del DPC, per ora solo declinato alla comunicazione istituzionale (chiariamo però che la comunicazione istituzionale in “tempo di pace” è di grande utilità tenuto conto che contiene quasi quotidianamente le fasi di previsione e allertamento, attività decisive nel lavoro di prevenzione del rischio idrogeologico e idraulico) ma che potrà veramente cambiare la comunicazione d’emergenza quando sarà chiamato a farlo.

@GianlucaGarro

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