Come si racconta la pericolosità sismica?

Tra qualche mese sarà rilasciato pubblicamente il nuovo modello di pericolosità sismica per l’Italia. Si tratta di un progetto iniziato oramai 4 anni fa, coordinato da INGV, che ha visto il coinvolgimento di una comunità molto vasta. Sono quasi 150 i ricercatori che a vario titolo hanno partecipato all’iniziativa. Attualmente esiste un modello di pericolosità sismica di riferimento per l’Italia, rilasciato nel 2004 (per questo è denominata MPS04), e che è alla base della classificazione sismica dei comuni (OPCM 3519/2006) e della normativa tecnica delle costruzioni (NTC08).

Il modello MPS04 ha avuto un’ampia diffusione anche a livello mediatico. Dopo ogni terremoto forte viene riproposta da giornali e televisioni; esiste anche una versione tridimensionale, realizzata per uno speciale condotto da Bruno Vespa dopo il terremoto dell’Emilia del 2012. Se si cerca l’immagine su Google, ci restituisce 22 milioni di ricorrenze (sicuramente non tutte veramente si riferiscono alla stessa immagine, ma anche se fosse un centesimo sono numeri importanti). E’ stato anche oggetto, ahimè, del dibattimento del processo in primo grado contro la Grandi Rischi per il terremoto dell’Aquila del 2009.

Plastico del modello di pericolosità sismica realizzato per la puntata di Prima Serata del 4 giugno 2012 su Rai1.

Non parlerò qui quali saranno le novità, anche per rispetto della Commissione Grandi Rischi che la dovrà valutare ed approvare. Voglio invece parlare di un altro aspetto, che ci tiene in ansia da quando abbiamo iniziato a lavorarci, nel 2015: come comunicare che il modello finora utilizzato viene sostituito? Perché un modello che ha avuto un discreto successo non va più bene? E non parlo tanto di come rivolgerci alla comunità scientifica, quanto soprattutto all’opinione pubblica.

Chi si occupa di scienza per professione sa benissimo che un modello si basa sulle conoscenze e sugli approcci disponibili al momento in cui si costruisce il modello: se cambiano le informazioni di base, se si producono nuovi codici di calcolo, il modello si aggiorna. Quelli precedenti vengono superati, ma non per questo erano sbagliati quando sono stati rilasciati.

Nel nuovo modello di pericolosità sismica molte aree risulteranno più pericolose rispetto al modello precedente, altre zone risulteranno meno pericolose. Questo non vuol dire che è aumentata la pericolosità sismica (o diminuita a seconda delle aree); vuol dire che è cambiata la nostra capacità di valutare la pericolosità sismica. Ovviamente stiamo parlando di un modello di lungo termine (che guarda alla probabilità di accadimento di terremoti in 50 anni), che non è influenzato dall’accadimento di terremoti recenti per quanto forti.

Dovremo ricordare che un modello di pericolosità sismica non è una previsione di terremoti, né il massimo terremoto atteso; ricordare che è un modello probabilistico (con stime per varie probabilità); ricordare che il modello non è la verità assoluta, ma anzi è caratterizzato da incertezze talora anche grandi. Dovremo ricordare che un modello di pericolosità è uno strumento per la prevenzione e deve essere utilizzato primo di un terremoto; guardarlo dopo non serve più.

Voglio dire che la comunicazione al pubblico giocherà un ruolo importantissimo per far comprendere esattamente lo scopo dell’aggiornamento del modello. Tra i tanti aspetti che saranno curati, ce ne sono anche alcuni che potranno sembrare banali, ma che invece rappresentano lo sforzo che dovremmo compiere per una comunicazione efficace. Per esempio la scelta della scala cromatica: i colori usati per MPS04 ci sembravano gradevoli ed efficaci, tanto che furono usati per rappresentare la mappa della disoccupazione in Italia (un articolo del sito linkiesta.it, non più online).

Abbiamo scoperto, invece, e solo più tardi, che alcuni colori, il verde ad esempio, davano un falso messaggio di sicurezza: il terremoto del 2012 in Emilia è avvenuto in una zona verde che non era affatto poco pericolosa e qualcuno ha pensato che il modello fosse sbagliato. Ecco che abbiamo quindi provveduto a individuare nuovi colori. L’immagine che segue mostra come sarebbe MPS04 se usassimo i colori messi a punto per il nuovo modello.

MPS04 ricolorata secondo la scala cromatica predisposta per il prossimo modello di pericolosità sismica per l’Italia.

Ci siamo rivolti anche a esperti comunicatori scientifici per mettere a punto un nuovo sito che parlerà solo di pericolosità sismica, provando a dare risposta alle possibili domande del pubblico, con linguaggio semplice, comprensibile ma scientificamente corretto e rigoroso. Il sito sarà pubblicato anch’esso nei prossimi mesi.

Infine, un ruolo sarà giocato dai social media, che nel 2004 non esistevano. Anche in questo caso servirà un’attenzione particolare e orecchie spalancate. Dobbiamo prevedere anche dei canali di comunicazione bidirezionale per rispondere a tutte le richieste e stare dietro alle possibili voci che circoleranno in rete. Non solo del pubblico generico, ma anche di ricercatori alla ricerca del proprio quarto d’ora di popolarità. E comunque sappiamo già che c’è attesa per la pubblicazione del nuovo modello.

Insomma, nel 2019 la comunicazione dei risultati scientifici che avremo raggiunto avrà un ruolo davvero fondamentale, in generale per tutti i ricercatori, ma soprattutto i sismologi, che, dopo il processo dell’Aquila, hanno dovuto imparare un mestiere che non era il loro. Ma avremo bisogno dell’aiuto di tutti coloro che si occupano di comunicazione.

@CarloMeletti

6 comments

  1. Il nuovo modello di Pericolosità Sismica avrà degli effetti anche sulle NTC 18 entrate in vigore lo scorso anno?
    Grazie mille

    1. Non sappiamo se e quando il nuovo modello verrà recepito dalla NTC18. Il processo è lungo (l’altra volta ci vollero 2 anni) e coinvolge diversi enti a partire dal Consiglio superiore dei Lavori Pubblici

  2. L’articolo mi lascia attonita. Pensando ai tanti morti, ai poveri terremotati, al nostro patrimonio che continua a perdere pezzi meravigliosi, è possibile che 150 ricercatori perdano tempo a cambiare i colori delle mappe, a consultare esperti di comunicazione sui modi per “raccontare la pericolosità sismica” , e si limitino ad apportare ritocchini alle accelerazioni a tre cifre significative che si avranno tra 2475 anni e non si pongano interrogativi più seri, come la validità del paradigma di riferimento? Non viene il dubbio che il modello probabilistico pensato da Cornell nel 1968 per gli Stati Uniti e poi esteso all’Italia, quando ancora lo stato delle conoscenze non era così avanzato come oggi, sia un po’ datato e non vada quantomeno combinato con previsioni fondate su alcuni dati deterministici che oggi ci sono?

    1. Il commento mi lascia attonito. Sembra che i morti e i danni dei terremoti in Italia siano colpa delle stime di pericolosità. Lei sa meglio di me che non è così. Per quanto riguarda i colori, ho provato a spiegare che quando si comunicano i risultati di un lavoro scientifico al grande pubblico bisogna curare anche aspetti apparentemente banali; evidentemente non mi sono spiegato bene. Ma stia tranquilla che 150 ricercatori non sono stati impegnati a scegliere i colori, piuttosto a raccogliere ed elaborare i migliori dati disponibili.
      Sull’approccio utilizzato per stimare la pericolosità sismica, il metodo sarà datato ma è l’unico ancora utilizzato in tutto il mondo, non solo in Italia, per applicazioni di tipo normativo.

  3. Il tempo passa senza rendersene conto.
    Siamo ormai nel 2019 e l’aggiornamento del modello del 2004, recepito nell’OPCM del 2006 e nelle NTC2008 (approvate con il terremoto del 2009), ancora non è diponibile nonostante fosse stato preannunciato per il 2016. Nel frattempo la progettazione legata agli ultimi terremoti sta andando avanti e sono disponibili addirittura le nuove NTC2018 che per la prima volta nell’azione attesa parlano della componente verticale, tipica dei nostri terremoti tutti vicini alla sorgente.
    Un “treno” è stato perso

    1. Il modello di pericolosità aggiornato sarà discusso alla fine di maggio dalla Commissione Grandi Rischi, ma non entrerà subito in normativa, così come il modello del 2004 diventò vincolante solo a luglio 2009. Il tempo si perde se non si mette mano con decisione agli edifici esistenti

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