Polizia Locale e Social Network: l’esperienza “da copiare” dell’Emilia Romagna

Foto di @pmromagnamarina

In occasione de “Le Giornate della Polizia Locale” che si sono svolte a Riccione dal 20 al 22 settembre, la Regione Emilia Romagna ha organizzato un panel dedicato ai social network per la polizia locale dal titolo: “Gli utilizzi possibili dei social network per la polizia locale: comunicazione, monitoraggio del territorio e strumento d’indagine” con gli interventi di Pierpaolo Marullo, Comandante della Polizia Locale di Riccione, Misano Adriatico e Coriano; Marco Luciani, Vice Commissario della Polizia Locale di Milano; Davide Golfieri, Commissario superiore della Polizia Locale dell’Unione Terre d’Argine e moderato da Alessandro Scarpellini Comandante della Polizia Locale dell’Unione Rubicone e Mare.

Parlando di Polizia Locale, i comandi dell’Emilia Romagna sono tra le realtà più attive sui social network e sono stati i primi ad aprire account ufficiali sui social network con una presenza strategica, empatica, innovativa, un percorso di studio e formazione condiviso, con anche iniziative molto particolari come #PLdinotte di cui vi ho giù parlato qui e ben 20 comandi social.

Dal dibattito che si è sviluppato in questo evento sono emersi elementi, che vi riporto qui di seguito per punti, molto importanti e facilmente replicabili da altri comandi di Polizia Locale ancora offline e forse spaventati da questi strumenti di comunicazione.

Partendo dall’inizio:

    • i social network permettono alla polizia locale di individuare un nuovo modo di comunicare e relazionarsi con i cittadini. Sono un modo innovativo per avvicinarsi alla cittadinanza e presentarsi, anche su questi canali, come fonti affidabili, credibili e per risolvere i problemi del quotidiano.
    • Lo stare sui social contribuisce a migliorare il lavoro della polizia locale perché dal monitoraggio dei gruppi e delle conversazioni online è possibile percepire questioni, problematiche che non sono ancora arrivate con le modalità standard negli uffici dell’ente.
    • I social sono diventati un ulteriore mezzo per erogare al cittadino un servizio pubblico, per questo motivo non è più possibile starne fuori.
    • Elemento cardine è la formazione del team che si occuperà di curare gli account. Nel caso della polizia locale emiliana tutti gli account sono gestiti dagli operatori di polizia che producono i contenuti foto e video e creano direttamente i post. Si va così a creare una vera e propria redazione, che inizialmente vedrà partecipi solo gli operatori più volenterosi e appassionati di social network o fotografia, ma finirà via via per ampliarsi e coinvolgere anche i più restii verso i social. Importante, in questo caso, far percepire questa attività non come obbligatoria ma come cosa positiva per il comando e di servizio per i cittadini e i mass media, soprattutto locali, che ricondivideranno i contenuti prodotti.
    • Quali social utilizzare? La scelta può variare dalle risorse e dalla strategia del comando. Il social di partenza, per la maggior parte dei comandi della polizia locale dell’Emilia Romagna, è stato Twitter, dedicato all’informazione in tempo reale sulla viabilità e livetwitting, a seguire Facebook, come luogo dove dare maggiore spazio alla territorialità, agli eventi e alla prevenzione con messaggi sui buoni comportamenti da adottare alla guida e non, e per ultimo Instagram, spazio per diffondere un messaggio più empatico e mostrare la parte più vera della polizia locale fatta di rapporti umani e molto meno di multe e sanzioni.

  • Che contenuti pubblicare? Foto e video realizzati dagli operatori di polizia, con sempre un richiamo alla PL, come la paletta, l’auto di pattuglia o la divisa e facendo sempre attenzione a non riprendere e fotografare i bambini e oscurare volti e targhe, soprattutto se si tratta di immagini di incidenti stradali.
  • Naturalmente, nonostante la formazione e le strategie, gli errori non mancheranno (soprattutto in fase di start up), ma questi potranno solo essere elementi di crescita e miglioramento.
  • Sui social il comportamento deve essere lo stesso di quello offline, come per strada dalla gente e si basa su tre punti:
    • sapere: nel senso di essere autorevoli e affidabili sulle materie di competenza della polizia locale;
    • saper fare: come presidio della strada, della comunità e dei social;
    • saper essere: come attitudine a svolgere questo mestiere e rispondere alle necessità dei cittadini partendo dai più deboli.
  • E dal punto di vista degli atti amministrativi? Il percorso dei comandi emiliani per avviare e aprire i canali ufficialmente è stato pressoché lo stesso: atto di indirizzo o delibera della giunta comunale, determina del dirigente che autorizza l’apertura dei canali social, definizione della policy interna ed esterna, l’attribuzione dei ruoli nella gestione dei canali: comandante della pl come amministratore e gli operatori come editor e produttori di contenuti, e per finire la conferenza stampa per promuovere i social appena aperti.
  • Naturalmente tutta questa attività deve essere guidata dal principio di “imparzialità” sotto ogni punto di vista e sfumatura.

Ma la riflessione sul tema e sul rapporto social network e polizia locale non si ferma qui: prossimo appuntamento il 30 ottobre a Bologna con il convegno «Social media and local police in Europe: cities in touch with citizens for safety and trust».

 

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