La mia “cosa semplice” del 2018 che mi porto nel nuovo anno


Ask not what your Country can do for you. Ask what you can do for your Country”. Ecco la “cosa semplice” che, se devo scegliere tra tutte, mi porto come insegnamento dal 2018 a questo nuovo anno. E che trasformo in augurio – prima di tutto a me stessa – per il 2019 appena iniziato.

Diciamo che la famosa frase del 35esimo Presidente degli Stati Uniti, John Fitzgerald Kennedy, la declinerei – dicendola in modo diverso, con varie “traduzioni” e “sfumature” – per molte situazioni, dal lavoro alla famiglia, dalla vita “politica” all’impegno nella comunità. E che in realtà, pensandoci un filo meglio, è uno dei principi del diritto romano: unicuique suum, a ciascuno il suo.

Perché lamentarsi senza prima avere provato a cambiare ciò che non ci torna ha poca forza. Perché dobbiamo giustamente pretendere che le istituzioni, chi ha responsabilità o chi abbiamo (non) scelto per governarci si occupi di ciò per cui ha ricevuto quell’incarico (e viene pagato). Però per primi noi cittadini, come singoli o come comunità, non possiamo girarci dall’altra parte quando, per esempio, ci consigliano di fare prima delle cose. Come verificare se la nostra casa è costruita con criteri antisismici e, se non lo è, investire dei soldi per renderla antisismica. Oppure quando ci spiegano come fare la raccolta differenziata e perché è importante seguire queste “buone pratiche”. O ancora quando ci ricordano le conseguenze dei nostri trasporti pubblici nel caso in cui decidessimo di “fare i furbi” non pagando biglietti o abbonamenti.

O semplicemente quando ci fanno capire che forse è utile per noi, per poi fare delle scelte consapevoli, informarci. Perché anche una corretta informazione – che certamente riguarda chi la deve emettere o riportare, ma anche noi che la dobbiamo cercare – può ripercuotersi sulle nostre vite.

@francimaf

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *